The project took inspiration from the book ‘One Soldier’s War in Chechnya’ by the russian author Arkady Babchenko and in particular by an idea expressed by him comparing war to sandpaper, scraping everything away, removing things taken for granted, like a pair of shoes, essential in certain contexts, scratching away needless things, revealing the true essence of the human being. The video montage is really based on the sense of loss and the elimination not just of the unnecessary, but of simple basic things, everyday things, without which it is not possibile to survive in uncertain and unstable conditions. War deprives human beings of vital elements like water, milk, bread, flour, rice and of course children’s toys.The great labyrinth ‘Unicursale’ is made of bullet cartridge shells, which they themselves create an imaginary tension between the object, not lacking in fascination themselves, and the lifeless aspect that these take on in their configuration. Deprived of their function, they are transformed into fragments of what they represent in real life. They reflect the hazardous complexity of the world, intertwining good and bad, the labyrinth represents bewilderment and provokes direction and attitude.
Only possible on a visual level, by way of a hypnotic and ‘unicursale/solitary’ route, meaning that once inside the labyrinth it is only possible to exit by backtracking your steps, the reference to war is perceivable as a mystery and an image
The two reflecting perspectives reiterate the concept of loss and destruction; they relate back to a fundamental minimum, to the basic expectation of drinking water and milk, eating bread, simple perceptions and natural human rights, inherent in a civil society but denied in war afflicted countries, where peace, education, recreation and food do not exist.
The ‘Mulini di Preghiera/Prayer Mills’, tubes of sandpaper, resemble Tibetan mills and like which, contain images and thoughts of children who live in peace and are created to support others who actually find themselves living within the disruption of war.
According to the buddhist religion the scroll-like tubes, filled with prayers written on rice paper and finely rolled up, are turned in a clockwise direction and they believe that with the help of the wind, these prayers are blown into the air and consequently spread throughout the world.
The tubes in the video montage have a dual meaning, but no religious value; on the one hand turning them creates a rough sensation to the hand which they believe encourages vigilance and awareness; and on the other hand, they scatter the thoughts and prayers contained within them into the wind and subsequently into the world.
The video ‘girotondo’ in loop format, becomes obsessive in its repetition; the contorted video and audio is intended to reaffirm the concept of the annihilation inflicted upon children to whom the most simplest of games like ‘Ring a Ring o’Rosie’ is denied.



Il progetto nasce dalla lettura di un libro dello scrittore russo Arkadij Babchenko “ La guerra di un soldato in Cecenia” e in particolare da un pensiero espresso dall'autore secondo il quale la guerra lavora come la carta vetrata, gratta via tutto, si porta via le cose più scontate, come un paio di scarpe, vitali in certi contesti, gratta le cose superflue, rivelando la vera essenza dell'essere umano.
L'installazione video si basa proprio sul senso di perdita e annullamento non solo del superfluo, ma delle cose semplici, quotidiane, senza le quali in condizioni precarie non è più possibile vivere.
La guerra priva degli elementi vitali per un essere umano come l'acqua, il latte, il pane, la farina, il riso, i giochi di un bambino.
Il grande labirinto Unicursale è composto da soli bossoli di arma da fuoco, si crea in questo caso tensione tra l'oggetto non privo di fascino e l'aspetto inerte che questi assumono costretti in una forma. La perdita della loro funzionalità, li trasforma in residui di ciò che rappresentano in realtà. Specchio della rischiosa complessità del mondo, intreccio del bene e del male, il labirinto è emblema di smarrimento e provocazione all'orientamento.
Praticabile solo a livello visivo, attraverso in percorso ipnotico ed unicursale, nel senso che una volta entrati è possibile uscirne solo ritornando sui propri passi, l'allusione alla guerra è percepibile come enigma e come immagine.
Le due proiezioni speculari ribadiscono il concetto di perdita e distruzione; rimandano ad un essenziale minimo, alla dimensione basica del bere acqua e latte, del mangiare pane, concetti semplici e diritti umani naturali, inalienabili in società civili, negati invece nei paesi in guerra, nei quali non esiste pace, educazione, ricreazione e cibo.
I “ Mulini di Preghiera”, rotoli di carta vetrata, rimandano ai mulini tibetani e come tali, contengono disegni e pensieri di bambini che vivono in condizioni di pace a favore di altri che attualmente si trovano a vivere il disagio della guerra.
Secondo la religione buddista i rotoli riempiti di preghiere scritte su carta di riso e finemente arrotolate vengono fatti girare in senso orario affinchè queste, grazie anche alla collaborazione del vento, si spargano nel mondo.
I rotoli nell'installazione hanno una duplice valenza, ma nessun valore religioso; da un lato facendoli girare si testa la loro ruvidità sulle mani inducendo ad uno stato vigile e di consapevolezza del gesto; dall'altro, si immettono nell'aria i pensieri contenuti al loro interno.
Il video “girotondo”in loop, diventa ossessivo nel suo ripetersi; la deformazione video ed audio è voluta per ribadire il concetto di annichilimento inflitto ai bambini ai quali viene negato loro il più semplice dei giochi, il girotondo.